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WILDERNESS,sul concetto del valore in sé della Natura
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WILDERNESS MIND

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Per una Wilderness selvaggia e profonda
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Informazioni Essenziali

La Nostra Missione

WILDERNESS si impegna a promuovere la consapevolezza sull'importanza della tutela ambientale e della conservazione della natura selvaggia. Scopri di più su come puoi contribuire a preservare la bellezza naturale del nostro pianeta.

Cause

Ecologia Profonda

Approfondisci la tua comprensione sull'ecologia profonda e il suo impatto sulla conservazione della Natura.

Conservazione della Wilderness

Proteggiamo gli Spazi Naturali

Nuova Etica del Territorio

Promuoviamo la Sostenibilità

Consapevolezza Ambientale

Sensibilizziamo le persone sull'importanza di proteggere l'ambiente e promuovere uno stile di vita sostenibile.

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About Wilderness ed Ecologia Profonda

La wilderness è un ambiente naturale in gran parte libero dall'influenza dell'attività umana moderna, dove la natura opera secondo le proprie regole e la presenza umana è minima o temporanea. La definizione formale, secondo il Wilderness Act statunitense del 1964, la descrive come "un'area in cui la terra e la sua comunità di vita non sono dominate dall'uomo, dove l'uomo stesso è un visitatore che non rimane".

Le caratteristiche principali della wilderness includono:

  • Non dominata dall'uomo: Ecosistemi liberi dal controllo o dalla manipolazione umana moderna.

  • Naturale: Sistemi ecologici sostanzialmente privi degli effetti della civiltà moderna.

  • Non sviluppata: Essenzialmente priva di strutture, installazioni o trasporti meccanizzati.

  • Solitudine o ricreazione primitiva: Offre eccezionali opportunità di solitudine o di attività ricreative primitive e non confinate.

In molti contesti culturali e storici, la wilderness è vista come un luogo di prova, solitudine, incontro divino e rinnovamento spirituale. Non è solo una localizzazione geografica, ma anche uno stato spirituale in cui gli individui affrontano sfide e ne escono trasformati.

Esempi di aree che rappresentano la wilderness includono vaste foreste incontaminate, catene montuose remote, deserti estesi e altre aree selvagge dove non ci sono strade, edifici o altre infrastrutture moderne. Queste zone sono spesso protette legalmente per preservare il loro carattere selvaggio.

 

Grande rilevanza a livello mondiale,  come abbiamo scritto di cui sopra, è il Wilderness Act del 1964 che fu approvato, negli Stati Uniti, dopo vent'anni di discussioni e rappresenta la prima legge mondiale che definisce e tutela formalmente le aree selvagge, chiamate "Wilderness Areas". Queste aree sono sottratte per sempre a ogni manipolazione umana e riservate allo sviluppo libero delle forze naturali, con l'uomo che può visitarle solo in modo equilibrato senza causare usura ambientale. Nel 1980, una legge successiva ha designato 40 milioni di ettari di nuovi territori protetti in Alaska, molti dei quali sottoposti alla rigida protezione del Wilderness Act, che rimane un modello legislativo di tutela ambientale rigorosa e sintetica.

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I principi basilari dell’ecologia profonda possono essere così riassunti:

Il benessere e la prosperità della vita umana e non umana sulla Terra hanno valore per se stesse (in altre parole: hanno un valore intrinseco o inerente). Questi valori sono indipendenti dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo.
La ricchezza e la diversità delle forme di vita contribuiscono alla realizzazione di questi valori e sono inoltre valori in sé.
Gli uomini non hanno alcun diritto di impoverire questa ricchezza e diversità a meno che non debbano soddisfare esigenze vitali.
La prosperità della vita e delle culture umane è compatibile con una sostanziale diminuizione della popolazione umana: la prosperità della vita non umana esige tale diminuizione.
L’attuale interferenza dell’uomo nel mondo non umano è eccessiva e la situazione sta peggiorando progressivamente.
Di conseguenza le scelte collettive devono essere cambiate. Queste scelte influenzano le strutture ideologiche, tecnologiche ed economiche fondamentali. Lo stato delle cose che ne risulterà sarà profondamente diverso da quello attuale.
Il mutamento ideologico consiste principalmente nell’apprezzamento della qualità della vita come valore intrinseco piuttosto che nell’adesione a un tenore di vita sempre
più alto. Dovrà essere chiara la differenza tra ciò che è grande qualitativamente e ciò che lo è quantitativamente.
Chi condivide i punti precedenti è obbligato, direttamente o indirettamente, a tentare di attuare i cambiamenti necessari.
 

                                                                               Wild Nahani

“C’è solo una speranza di respingere la tirannica ambizione della civiltà di conquistare ogni luogo della terra. Questa speranza è l’organizzazione delle genti più sensibili ai valori dello spirito, affinché combattano per la libera continuità della natura selvaggia” (Robert Marshall).

Un omaggio all'Associazione Italiana per la Wilderness (AIW), il cui fondatore Franco Zunino è stato, per l'Italia, il primo a diffondere il Concetto di Wilderness (dal 1985) e tutt'ora si prodiga ardentemente per la diffusione della Wilderness in Italia.
Cliccare QUI per accedere al sito web dell'AIW

White Structure

Napapiiri, ritorno al selvativo
Il mio Walden
(Wild Nahani)
(pubblicazione 2016)

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In questo, che definisco racconto naturalistico, volutamente sviluppato sotto la personalità di Larsen e in uno stile poetico narrativo, ricco di componenti surreali, ed in parte autobiografico, narro le vicende, le esperienze, le crisi esistenziali e soprattutto le riflessioni di un suo solitario surreale viaggio, scritte nella metafora di una sua dimensione mentale, spirituale ma forse anche fisica (il dubbio rimane nell’intera narrazione del brano), alla ricerca di un “punto di ascolto” dove comprendere e mettere a nudo le profonde motivazioni che sono alla base del dissidio drammatico tra l’uomo e la natura. Dopo un lungo peregrinare il personaggio raggiungerà il circolo polare artico, il “grande nord”, all’interno dell’affascinante foresta dell’emisfero boreale, la taiga, per porsi ai confini della realtà umana al fine di poter acquisire in solitudine ed in piena autonomia, le risposte che potrà apprendere solo nell’ascoltare “il vento” della wilderness, una wilderness non solo materiale ma anche interiore. Un indecifrabile sogno e soprattutto una misteriosa lettera che Larsen riceverà nel suo solatio luogo, gli svelerà e lo renderà consapevole di tutte le verità nascoste che nel suo essere erano in effetti già evidenti o in ogni caso latenti. Ed in questa dimensione la narrazione rivela il profondo senso della wilderness dei luoghi e dello spirito. Lo scritto è poi inframezzato da continui flash-back (i cui titoli, per evidenziarli, sono scritti con altro carattere ed il testo in corsivo) che tratteggiano la vita dell’orso bruno per evincere ancor più il palese contrasto tra il libero vivere di una specie selvaggia che da tempi immemori si ripete nei suoi ambiti naturali, e la nostra esistenza così incastonata di contraddizioni, di scissioni, di vite prive di consapevolezza. L’orso bruno funge da contrappeso ed è un’ottima guida per aiutarci a ricomporre almeno un tassello del nostro disarmonico vivere in cui troppi sono i pezzi sparsi perché “All’origine della venerazione dell’orso vi è il principio femminile della nascita, della crescita, della decadenza e della rinascita, perché l’orso è il modello supremo, e pertanto lo spirito guida, del tema del rinnovamento” (Paul Shepard a Barry Sanders).La narrazione delle gesta di un animale selvatico è un palese esempio che ci aiuta a focalizzare nel profondo lo spirito più puro della wilderness. I brani sulla vita dell’orso sono stati redatti mediante una libera e parziale rielaborazione ed adattamento alla regione e all’ambiente naturale finlandese, di molte delle descrizioni del lungo racconto di Franco Zunino, “I giorni dell’Orso bruno”. Questa scelta nasce dalla mia esigenza interiore di mantenere vivo il legame con l’Abruzzo e con l’animale per la cui protezione per molti anni mi occupai in quella natia regione italiana.

Attraverso la raffigurazione degli eventi e delle continue ricerche metaforiche e reali di “ascolto” di Larsen - prolungatesi nel corso delle stagioni dell’anno - il racconto vuole soprattutto simboleggiare la strenua difesa della libera continuità del mondo selvaggio, la considerazione del suo valore in sé, la riconnessione in forma unitaria e non dualistica con la natura e la vera tutela dell’ultima frontiera che sta scomparendo,  affinché l’uomo moderno torni sui suoi passi per non estinguere, definitivamente, quel che resta della natura e dell’essenza delle cose.

E’ un grido, un appello sconsolato fatto a tutti gli uomini affinché si rendano consapevoli della giusta via naturale e si battano per riconquistarla e mantenerla. Ma una sorta di pessimismo pervade le conclusioni del racconto, poiché, alla fine, sostengo che la vera e concreta consapevolezza da parte del genere umano a voler mutare radicalmente il suo modo di agire, è estremamente esigua se non paradossalmente del tutto assente.

Il racconto, arricchito dalle profonde sensazioni che il personaggio Larsen descrive quasi in ogni pagina, è nel sottofondo illuminato continuamente dalle magiche e limpide  luci del grande nord dominate da una silente ed primigenia foresta dove si ode il magico ululato del lupo e si percepisce il dinamico muoversi della vita di quelle contrade.

In tal modo Larsen, nell’intrecciare questa breve tela, rivela alla fine un messaggio semplice, ma eloquente:  prima che l’ultima frontiera della natura scompaia è necessario sensibilizzare l’uomo nella sua interezza  perché, come cita alla fine del testo, “Se perderemo veramente il mondo selvaggio..... - parafrasando un famoso scritto - il dolore si impadronirà di noi. Ma grazie ad esso, dopo, e qualora un dopo ci sarà, se dovessimo rivivere il selvaggio creeremo “forse” finalmente con esso un eterno rapporto di verità, di unione, d’infinito ed indissolubile rispetto.........”.

 

Wild Nahani

L'UOMO NATURALE
Wild Nahani
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Appunti sparsi per una ecologia sociale 
ed una ecologia della conservazione
(Pubblicazione, 2008/2014)

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La vasta entità del problema ecologico, venuto ormai palesemente alla ribalta nel XX° secolo, mi ha spinto a questa opera che raccoglie miei scritti e pensieri sull’ecologia e sulla natura in genere, visti anche negli aspetti o risvolti sociali, nel tentativo di contribuire, sia pur minimamente, allo sviluppo di una diversa concezione filosofica del problema ambientale. Aldo Leopold, acuto conservazionista americano, affermava, infatti, che i problemi ambientali sono fondamentalmente di matrice filosofica nella quale va ricercata la soluzione di un nuovo rapporto con la natura (Hargrove, 1990). La necessità di trattare la questione ambientale prevalentemente dal punto di vista etico/filosofico, è mossa dalla constatazione che nell’occidente tutta la speculazione filosofica è stata praticamente priva, dalle origini ai giorni nostri, di argomentazioni sostanziali sulla materia (le eccezioni si contano sulle dita di una mano). Scrive infatti Hargrove (1990): “Nonostante i molti risultati monumentali della filosofia, essa non è mai riuscita, in tutto l’Occidente, a fornire una base per il pensiero ambientale. Questo insuccesso coinvolge tutte le branche maggiori: metafisica, epistemologia, etica, filosofia sociale e politica, filosofia della scienza e, naturalmente, estetica......
L’etica ambientale rappresenta per la filosofia l’occasione per correggere il suo maggiore errore, il rifiuto del mondo naturale qual è sperimentato concretamente nella vita reale......
Ci auguriamo che i preservazionisti e i conservazionisti della natura dell’inizio del prossimo secolo dispongano di teorie filosofiche migliori fra cui operare una scelta.....”. 
L’intento dell’opera è anche quello di divulgare il concetto del valore in sé della natura affinché si comincino a diffondere, sia pure in forma embrionale, dei “veri” argomenti sulla conservazione. Gli scritti, pur in un apparente ordine logico, non devono intendersi strettamente tali, né hanno la pretesa di completare il discorso che aprono, ma caso mai di suscitare nel lettore certe riflessioni ed idee sullo stesso tema.
Il lavoro è arricchito da numerose citazioni tratte da opere di qualificati autori che hanno approfondito molte delle tematiche trattate tanto da far diventare la pubblicazione quasi un’antologia (su gentile concessione ho inserito anche alcuni esaustivi capitoli di Guido Dalla Casa). Una nuova etica ambientale non si riconosce con i dogmi e con le rigidità scientifiche specialistiche, ma soprattutto con una maturazione dello spirito, delle sensazioni e quindi del pensiero. Hargrove (1990) risponde all’interrogativo di Darwin sulla perdita, da parte dell’evoluzionista, dei gusti estetici verso la natura, affermando che tale perdita “è una conseguenza naturale dei suoi tentativi d’essere scientifico, di trattare coi soli fatti”. Lo sviluppo della specializzazione scientifica ha portato ad una sorta di “sordità specialistica” (Boulding in Pignatti 1994), cioè l’incapacità di percepire i caratteri generali di un sistema a causa della concentrazione ossessiva dell’attenzione sui particolari (Pignatti, 1994). La nozione olistica di paesaggio (natura) tende invece a superare questa particolare “sordità” ricercando una rappresentazione globale del sistema (Pignatti, 1994). Infatti Kuhn ci ricorda che “la scienza normale è un tentativo strenuo e determinato di costringere la natura nelle caselle concettuali fornite dall’istruzione professionale”.
Tuttavia quanto scritto nell’opera non ha la pretesa di essere assolutistico e unilaterale, ma semplicemente indicativo e relativo. In ogni settore ci sono sempre le eccezioni e le diversità. Tra l’altro, per motivi di chiarezza, alcune delle cause ipotizzate nel testo che si ritengono all’origine della distorsione del rapporto uomo-natura, sono riferite a pochi fattori fondamentali, anche se in realtà le variabili sull’argomento sono quanto mai numerose, spesso antitetiche e quasi sempre intrecciate tra loro. Il lavoro dunque, come detto, vuole solo tracciare una linea indicativa di pensiero e non certo un solco universale ed onnicomprensivo. Tuttavia credo che la parte più importante è quella che non è stata scritta....... Wittgenstein disse infatti (Hargrove, 1990) che “le cose di cui non possiamo parlare sono più importanti di quelle di cui possiamo parlare”.
Forse l’infinita battaglia per la conservazione della natura è una battaglia già persa in partenza, ma nulla e nessuno ci impedirà, parafrasando Rousseau, di gridare al mondo che il fossato è troppo profondo per uscirne fuori, ma eravamo stati fatti abbastanza forti affinché non potessimo cadervi!

Wild Nahani

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L’Aquila reale

Biologia, etologia e conservazione


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Questo libro vuole essere un compendio delle osservazioni e delle ricerche che ho effettuato direttamente sul campo durante il volgere di oltre un ventennio. Il lettore vi troverà la descrizione della storia naturale dell’Aquila reale, presentando gli aspetti biologici ed etologici del rapace nonché le tematiche protezionistiche sulla specie. Per motivi strettamente protezionistici tutto il testo non fa mai riferimento alle collocazioni specifiche delle aquile se non, occasionalmente, in forma del tutto generale. 
Ulteriore intento dell’opera è quello di indirizzare l’attenzione del lettore alle problematiche ambientali, giacché non ci si potrebbe occupare della biologia di specie faunistiche, com’è appunto l’Aquila reale, senza tener conto dell’intimo rapporto che intercorre tra alterazione e/o distruzione di uno specifico ambiente ed estinzione della fauna che in quell’ambiente vive. Infatti la minaccia che pesa attualmente sulla vita di molte specie animali, tra cui le aquile con gli altri rapaci, il lupo, l’orso bruno, la lince, la lontra, ecc. non deriva soltanto dalle uccisioni dirette, già di per sé cariche di gravi conseguenze, ma discende anche dal progressivo degrado del territorio in cui quelle specie vivono. 
Con il presente scritto ci si augura di riuscire a dare un contributo alla conoscenza della storia naturale dell’Aquila reale e alla sua salvaguardia oltre a quella dell'ambiente nel suo insieme. Certo, questo modesto lavoro non può adempiere che marginalmente un siffatto impegno, ma si potrebbe essere tuttavia orgogliosi se solo si fosse contribuito alla definizione della vera identità di un rapace che, nel mutuare nel suo nobile aspetto la solennità stessa dei monti, appare come l'emblema del mirabile e delicato casuale equilibrio che regge l'ecosistema. In verità, in queste pagine, l’Aquila reale non viene osservata alla stregua di un oggetto passivo, ma diviene essa stessa un soggetto, ed assume anzi il ruolo di protagonista di una storia affascinante.
I luoghi dello studio sono stati molteplici, soprattutto per un utile riscontro comparativo delle varie coppie insediate in territori completamente diversi l’uno dall’altro, ed hanno avuto il loro fulcro nel contesto europeo (Scandinavia, Scozia, Alpi francesi, svizzere, Pirenei spagnoli, Carpazi polacchi) anche se è netta la prevalenza di quello italiano (Appennino centrale e molti distretti delle Alpi) dove, tra l’altro, ho svolto il mio lavoro di naturalista con il Corpo Forestale dello Stato. E' doveroso infine ricordare che il presente lavoro non ha la pretesa di rappresentare uno studio completo sulla vita dell'Aquila reale, ma semplicemente una tappa nel difficile cammino verso la conoscenza dei fenomeni naturali.

Wild Nahani

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La vita sociale delle api
Breve trattazione divulgativa

(Pubblicazione 1991)

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Il carattere distintivo di questo libro è il suo intento divulgativo e semplificativo; infatti esso, pur salvaguardando la parte basilare del nozionismo scientifico, ha inteso esprimersi mediante una terminologia accessibile anche ai non addetti ai lavori. Questi ultimi hanno ispirato in particolar modo il nostro impegno perché lo straordinario diffondersi della coscienza ecologica fa supporre che essi, nell’accostarsi per la prima volta al mondo delle api, possano rimanere affascinati dall’armonia che regola la vita dell’alveare, mirabile testimonianza dell’equilibrio della natura.

Proprio pensando agli appassionati del mondo naturale, nonché ai piccoli apicoltori, ci siamo sforzati di dare alla materia una esposizione che possa risultare gradita a chi non ha dimestichezza con problemi di tipo naturalistico. 

La pubblicazione è stata arricchita con numerosi disegni e foto didascaliche che ne accentuano la sua comprensione.

Avvertiamo comunque che quest’opera non è un libro di apicoltura poiché, come detto, espone solamente la vita naturale delle api sociali, ma si reputa molto importante apprendere l’etologia delle api ancor prima - per coloro che desiderano farlo - di por mano all’attività apistica in maniera tale che, l’apicoltore, conoscendo le nozioni basilari sulla vita di questi insetti, quando praticherà le varie tecniche di apicoltura, potrà fare sempre riferimento ai “costumi” delle api per non operare in maniera tale che le sue tecniche siano in contrasto con il mirabile mondo di questi imenotteri. Si reputa che alla base di ogni pratica biologica, nel nostro caso quello delle api, è fortemente consigliato conoscerne in primis il loro comportamento. Non essendo quindi un’opera di apicoltura ne possono soprattutto trarne forte giovamento i senpre più numerosi appassionati della storia naturale di cui le api reppresentano un mondo particolarmente affascinante e, per molti, del tutto oscuro. Leggendo i vari passi del testo si scoprirà un’etologia animale davvero sorprendente e variegata. 

Wild Nahani

My friend

Simboli della Wilderness

Six images of wild nature

Wild Life

“La natura deve essere rispettata e salvaguardata per il suo valore in sé. E’ l'uomo che deve adattarsi alle sue esigenze e non viceversa. Se è possibile, si deve fare in modo che il mondo selvaggio viva nella sua libera continuità e nella sua fierezza, quella libertà e quella fierezza che l'uomo, prigioniero e schiavo delle proprie convenzioni, forse inconsciamente invidia"

“C’è solo una speranza di respingere la tirannica ambizione della civiltà di conquistare ogni luogo della terra. Questa speranza è l’organizzazione delle genti più sensibili ai valori dello spirito, affinché combattano per la libera continuità della natura selvaggia” (Robert Marshall).

“La natura selvaggia è sia una condizione geografica che uno stato d’animo”

“La conservazione della natura selvaggia per il valore in sé e per una visione ecocentrica ed olistica”

“In ogni luogo ci vorrebbe un posto, così, lasciato incolto” (Cesare Pavese).

“La protezione di un territorio naturale può certamente avere molti ruoli, molte finalità, ma credo che solo uno debba essere lo scopo per cui la si debba attuare: conservare il territorio fine a se stesso” (Franco Zunino).

“Sono pessimista sulla sorte della razza umana perché essa ha troppo più ingegno di quanto ne occorra al suo benessere. Noi ci accostiamo alla natura solo per sottometterla. Se ci adattassimo a questo pianeta e lo apprezzassimo, invece di considerarlo in modo scettico e dittatoriale, avremmo migliori probabilità di sopravvivere”. (E.B. White)

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